La popolana nella pantomima di Castelnuovo al Volturno è una figura simbolica centrale, incarnazione della quotidianità rurale e del legame con la terra. Inizialmente immersa nella serenità della vita contadina, la sua pace viene bruscamente interrotta dall’irruzione del Cervo, forza primitiva e distruttiva che sconvolge l’ordine della comunità.
Il suo confronto con la bestia – culminante in un gesto provocatorio, l’offerta di cibo – rappresenta il tentativo umano di comprendere e domare la natura selvaggia. Ma il rifiuto rabbioso del Cervo sottolinea l’impossibilità di addomesticarne la forza istintiva e irrazionale.
Dal punto di vista simbolico e antropologico, la popolana è testimone attiva del conflitto tra civiltà e natura, tra stabilità e caos. Pur fragile di fronte alla furia del Cervo, è anche segno di resilienza, sfida e consapevolezza del limite umano. Non è solo un personaggio di scena, ma emblema del legame profondo tra l’uomo, la sua comunità e le forze che da sempre lo mettono alla prova.Il Maone è la figura oscura e misteriosa del rito di Castelnuovo al Volturno, simbolo delle forze primordiali e malefiche che abitano l’inconscio collettivo e i cicli rituali più antichi. Ricoperto di pelli di capra e con una maschera inquietante, incarna la natura selvaggia e incontrollabile, sfidando ogni ordine umano.
Con il suo bastone guida la macabra danza delle Janare, rappresentando l’irrompere del caos e dell’incertezza. Ma il suo ruolo non è solo scenico: il Maone è un archetipo dell’ombra, una presenza rituale necessaria alla purificazione e alla trasformazione.
Nella sua danza ritmata e nella sua presenza perturbante si manifesta la consapevolezza che solo affrontando le forze oscure si può giungere alla rinascita. Il Maone è il volto nascosto della natura, l’essenza dell’ignoto che ogni anno ritorna per ricordarci che non esiste luce senza ombra.